Ritrovandosi con donne

Il Centro Antiviolenza aveva organizzato per il mese di aprile e di maggio il gruppo di autodeterminazione: un luogo e uno spazio di condivisione delle proprie esperienze con altre donne. Questo gruppo negli anni ci ha permesso di scoprire che le nostre esperienze non sono solo una questione individuale, ma ricchezze che riguardano tutte.

Le donne che subiscono violenza vengono descritte quasi sempre come vittime inermi e passive della brutalità maschile. La nostra esperienza, come centro antiviolenza e come donne, ci mostra invece che dentro ad ognuna di noi c’è una grande forza, che ci permette di resistere ad abusi che possono durare anni, ma che rende anche possibili enormi cambiamenti quando decidiamo di mettere noi stesse al centro e di scegliere quello che vogliamo davvero, per la nostra vita e per quella dei nostri figli e figlie.

L’emergenza sanitaria è entrata violentemente nelle nostre vite separandoci le une dalle altre fisicamente, ma non è riuscita ad interrompere le trame invisibili che ci uniscono.

Il pensiero di molte donne che hanno lavorato con il nostro Centro antiviolenza nei primi giorni di lockdown è stato “Pensa tutte quelle donne bloccate a casa con chi le picchia”. Eh già, perchè noi donne, mogli, figlie e sorelle, sappiamo bene che non sempre la casa è il posto più sicuro per noi, anzi.

Il Centro Antiviolenza è rimasto aperto, non ha mai chiuso. Le richieste di aiuto da parte di donne nuove sono drasticamente calate, ma la violenza non è cessata. E’ stato (e lo è ancora oggi) anche più complesso trovare luoghi sicuri per le donne che fuggivano, per la necessità di garantire anche la sicurezza sanitaria. La cronaca di questi giorni racconta di 11 donne uccise in due mesi di emergenza sanitaria. Il femminicidio è l’atto estremo e quello più manifesto della violenza maschile contro le donne, ma questa ha tante sfumature.

Non siamo riuscite a svolgere il gruppo, ma è rimasta la necessità di condividere con le altre le nostre esperienze, sostegno e strategie per costruire una nuova realtà.

Abbiamo deciso di chiedere alle donne con cui lavoriamo e che hanno deciso di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza di lanciare un messaggio a tutte quelle che si trovano oggi a vivere questa dolorosa esperienza.

Sappiamo che il dialogo con un’altra donna o altre donne ci aiuta a lasciare alle spalle tanta sofferenza che deriva dal vivere una relazione di violenza. Attraverso questo dialogo siamo riuscite a trovare il filo della conoscenza di noi stesse, recuperare l’ autostima, lasciare dietro la paura e l’angoscia per farci avvolgere dalla pace e dalla serenità.

Sappiamo che esiste la possibilità di una vita senza violenza.

Trascriviamo alcune parole di tutte quelle donne che hanno partecipato a questo gruppo di autodeterminazione virtuale, aspettando di vederci live a novembre.

Cosa c’è di peggio che continuare così? Fatti coraggio, non accettare più di essere vittima di violenza, verbale, fisica, economica. La tua vita non aspetta,ci sono purtroppo tante donne come te che hanno paura di agire per salvarsi. Tante altre sono pronte ad accoglierti, proteggerti, aiutarti per uscire dalla paura, salvaguardare la tua salute fisica e mentale. Non c’è niente di giusto in quello che stai subendo, non te lo meriti anche se te lo vogliono far credere. Non sei tu quella sbagliata. Non sei tu ad avere la colpa. Prendi il telefono e chiedi aiuto, prima che sia troppo tardi. Fallo per te. Non sei sola. Mi sono sentita meno sola, affiancata da donne e professioniste competenti, amorevoli che passo dopo passo mi hanno fatto ritrovare la consapevolezza, il coraggio e l’autostima. Sono grata di averle incontrate e di aver varcato quella porta con fatica, incertezza e speranza di poter essere capita ed aiutata.”

“Il punto d’ascolto è per me molto importante. Non avrei mai potuto uscire dai miei problemi da sola, non avrei potuto salvare mia figlia. Ora sono all’inizio di un nuovo percorso. Ma sapere della loro presenza, e della loro disponibilità, mi rassicura molto, mi fà sentire protetta. Sono alleate davvero preziose. E’ più facile del previsto incappare in pericolosi sbagli; fino a ridursi a non sapere come uscirne. Se non ci fossero state, chissà se ero ancora qui per scrivere questa lettera”

“Il Centro antiviolenza mi ha aiutato a ritrovare me stessa come donna. mi ha aiutato a ritrovare la mia independenza e la forza di superare la paura della solitudine. e stato ed e un aiuto enorme per chi come me ha subito e subisce violenza psicologica e fisica. non stare a subire in silenzio. insieme siamo una forza.”

“sono arrivata con tante problematiche e non riuscivo a farcela da sola, ho abuto la fortuna di affidarmi completamente al centro. sono riuscita essendo seguita di modo competente dal personale, a risolvere i miei problemi e sono nella camino giusto verso la risoluzione totale delle miei problematiche. il percorso non è stato facile, ma mi sono fidata e i risultati si stanno vedendo pienamente. consiglio alle donne che hanno traumi, violenze e difficolta, di rivolgersi al centro. e’ una grande opportunità’ di rinascita.”

“il centro mi ha aiutato a capire cosa e la violenza perche essistono tanti tipi di violenza. da tanti anni ero dentro a una relazione senza amore pero non capivo. ero molto triste, depresa ma non avevo il coraggio di prendere una decisione per paura che stavo sbagliando al chiudere la relazione, pensabo magari sarebbe cambiato la situazione, invece e diventata peggio. volevo tanto un cambiamento del mio compagno che non arrivava, adesso capisco che non sarebe mai cambiato, adesso che sono uscita fuori dal cerchio. che vita stavo vivendo con i miei figli e che danno potevano avere.mi sono fatta delle domande per capire si questa relazione mi aiutava a crescere in modo sano ed equilibrato. i miei figli me hanno aiutato anche in modo pratico a cercare aiuto dai assistente sociali. esistono tanti aiuti per una donna con figli, dico a quelle donne che vivono in una relazione violenta che sia verbale, psicologica e sopratutto fisica, che si puo uscire e si puo vivere da sole a crescere i figli e anche molto meglio. se siamo madri pensiamo ai nostri figli che un giorno saranno anche loro uomini, padri, donne, madri che esempio diamo a loro.quindi non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto nelle associazione antiviolenza, li ho trovato delle donne che mi hanno aiutata a uscire da una relazione violenta, mi hanno dato le informazione anche su come crescere i figli da sola. dico alle donne che si puo vivere da sola e felice e di non avere paura di decidere a un cambiamento. si chiude una porta si apre un altra di nuove possibilità.”

“Quando decido di scrivere qualcosa inizio ad aprire il mio cassetto. Intendo quel posto dentro di me che è profondo, dove risiedono le mie viscere, i miei sentimenti più vivi e qualche volta più contorti, quelli ai quali faccio fatica a dare un nome. Per molti anni ho avuto problemi di dipendenza…ahime’…dipendenza affettiva. Vivevo all’interno di un amore insanabilmente malato, ma io ne ero completamente e totalmente dipendente. Senza dubbio questa dipendenza è una ferita. Ho vissuto nel rifiuto, nell’abbandono, nell’ingiustizia, nell’umiliazione, nel tradimento, nella violenza fisica, psicologica, economica. Indossavo una maschera per proteggermi da quella stessa ferita. Quando indossavo questa maschera non ero del tutto consapevole di farlo, è un meccanismo difensivo automatico. Ho imparato col tempo che una ferita può essere risanata e ogni maschera tolta. Sottovalutavo che la violenza fisica e psicologica comporta non solo una ferita dell’anima ma è anche caratterizzata soprattutto che grandi occhi tristi, mancanza di tono muscolare, si riscontrano parti del corpo che si piegano su se stesse come se non si riuscisse ad auto-sostenersi. Ecco questi erano i miei sintomi oltre ai lividi, che segnavano il mio volto e il mio corpo. Quando vivevo in questa dipendenza comprendevo che per me era fondamentale il sostegno degli altri e la mia paura più grande non era morire ma era quella della solitudine. La solitudine era accompagnata dalla tristezza. Un’emozione forte e spesso non riuscivo a comprendere da dove questo sentimento provenisse. Lui mi aveva completamente annullata, cancellata. Mi guardavo allo specchio e non riuscivo più a vedere me stessa. Piangevo e urlavo perchè odiavo quello specchio,  odiavo vedere il mio volto in quel modo e mentre accarezzavo il mio viso riflesso sullo specchio cercavo di ritrovare me stessa in qualche angolo.
Ho imparato col tempo che ogni ferita ha il suo risanamento. Più andavo avanti nel tempo e più credevo di essere la salvatrice del mio ex marito ed ero brava a prendermene cura. Salvare e prendermi cura del mio ex marito voleva dire “salvare” lui dalle sue responsabilità e caricarmi dei suoi pesi. Ho imparato col tempo che c’è una riga sottile fra l’altruismo e il salvataggio. Quindi “non salvare nessuno”. Nella mia anima c’erano dei grandi buchi, spazi e posti che sembravano voragini scure, nere e vuote. Ricordo che vivevo di apparenza e mancavo di appartenenza. Nel mio cuore c’era una tremenda carenza d’amore. Si perde la fiducia e la stima in se stessa. E pensi che non è giusto amare o essere amati da chi un cuore ce l’ha. Credo che in me c’era un processo di metamorfosi. Mi trasformavo in base a lui, su misura, in tutto ciò che lui era o non era. Io ero la sua ombra, ma non avevo una mia vera identità. Avrei voluto, avrei desiderato la forza di tracciare una linea di demarcazione che diceva: <<Fin qui va bene, oltre non va più bene. Fin qui è sano, oltre è malsano>>! Le cose subite lasciano un’impronta fortissima nella nostra anima. Vivevo ogni giorno come un’attesa. Forse di vivere o forse morire! La caratteristica che mi ha sconvolto scoprire era questa forma di elemosinare il suo amore. Eh…amore! Ma quale amore! Però io mi consideravo povera e cercavo di trovare qualcosa in lui che non mi facesse sentire così umiliante. Questo che consideravo amore per me ormai era diventata un’idolatria. Io lo consideravo superiore a me stessa. Io ero il nulla. Infatti ho compreso che quell’attesa di cui vivevo era la speranza che “più in là” ci sarebbe stata dell’acqua da bere in quel deserto interiore smodato. Guarire da questo tipo di amore malato richiede coraggio; perchè tutto si ferma, il cuore si è rotto.”

 

2020-12-14T21:35:13+01:00

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