Condividiamo le riflessioni, esperienze riguardanti la guerra da parte di alcune donne migranti che Trama di Terre accoglie e sostiene.
La pace non ha colore.
Io sono nata in Somalia,
sono nata con la guerra,
ancora oggi c’è la guerra,
Sono scappata dalla guerra,
non ho vissuto mai la pace.
Ho lasciato il mio paese per colpa della guerra.
Sono arrivata qui per costruire una vita tranquilla.
Arrivata in Italia ho sentito per la prima volta la possibilità di vivere
senza la paura di uscire per le strade.
Ho vissuto per la prima volta la possibilità di uscire quando volevo.
Ho paura adesso a sentire di nuovo parlare di guerra,
Io in fuga per la pace in Europa, a adesso anche qui a pochi chilometri da noi.
Ho perso mio marito e mio padre a causa delle guerra.
Quando scoppia una guerra in un paese, non è solo una guerra tra due paesi.
La guerra lascia molti effetti negativi sia livello psicologico che economico.
Io non ho vissuto la guerra nel mio paese, ma ho ascoltato tante storie di guerre.
La guerra distrugge tutto, l’agricoltura, la nostra terra che non darà più suoi prodotti.
La guerra è maggiore sofferenza per donne e bambini.
Non avevamo cibo.
Le bombe arrivano e per prima uccidono i bambini, perché non riescono a scappare e a ripararsi. E quando non sono le bombe ad ucciderli, è la fame ad ammazzarli.
Oppure la solitudine perché chiudono la scuola,
perché non possono giocare.
Alla televisione hanno detto che noi africane siamo abituate alla guerra.
Quelle parole mi hanno fatto molto arrabbiare.
Dicevano che in Ucraina è diverso,
perché è Europa.
Non siamo forse uguali?
Non siamo persone anche noi?
E’ davvero il colore della nostra pelle a cambiare il dolore della morte.
La guerra significa violenza sessuale per le donne.
Il corpo delle donne diventa un bottino di guerra.
La guerra ha le sue leggi: non toccare i bambini e non toccare le donne,
ma la brutalità della guerra non ascolta, violenta e uccide.
Ci fa orrore questa guerra.
Ci fanno orrore tutte le guerre.
Non ascoltiamo le vostre parole, ma la vostra indifferenza a quello che accedeva prima della guerra in Ucraina e a quello che accadrà dopo, nonostante le guerre continueranno altrove, non in Europa certo.
Non capiamo la vostra politica, ma solo questa spietata sofferenza
delle persone, delle donne, dei loro bambine e bambine, degli uomini.
Lasci la tua casa, le tue abitudini, i tuoi vizi e i tuoi desideri
per andare in Paesi conosciuti solo attraverso i racconti della propria madre, moglie, zia cugina, sorella già lì, da anni, nelle case europee, a prendersi cura della vostra gente,
a lavorare nelle vostre fabbriche, nei vostri campi, nei vostri mercati.
Ci auguriamo che la guerra finisca, che le guerre finiscano
e che tutte le persone, bianche e nere, siano accolte in Europa.
Questa è la nostra viva dichiarazione di pace.