Aumentano le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza: un progetto regionale
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, fra i quali Trama di Terre, ha realizzato, tramite un bando finanziato dalla Regione – Assessorato al Bilancio Riordino istituzionale, Risorse umane e Pari opportunità, il progetto “Donne al centro contro la violenza”, in collaborazione con l’agenzia Comunicattive Comunicazione di un certo genere e con la partnership di Tper. L’innovazione e l’originalità del progetto consistono nel metodo partecipativo della campagna: le donne che frequentano i centri del Coordinamento sono state infatti coinvolte attivamente tramite 7 focus group realizzati in 7 centri tra maggio e giugno 2018. Durante i focus group, condotti da operatrici dei centri, le donne hanno riflettuto sulle migliori soluzioni comunicative, sia a livello di messaggio verbale sia a livello di messaggio visuale, a partire da bozze iniziali predisposte dall’agenzia Comunicattive.
L’immagine del progetto comunicativo coordinato, la fotografia scattata dalla fotografa Roberta Sardi (Studio Wood Bologna), è il risultato scaturito dalla riflessione di coloro a cui la campagna è rivolta: le donne che subiscono violenza.
Il processo tramite cui si è arrivate a definire il progetto comunicativo è diventato un’occasione, per le donne coinvolte, di riflettere simbolicamente sul proprio vissuto, un processo liberatorio in cui lavorare sulla rappresentazione ha fornito elementi di interpretazione e consapevolezza. Il messaggio che arriva dall’immagine della campagna è in primo luogo un messaggio di solidarietà e sorellanza, ma anche di forza, riconoscimento reciproco, motivazione per acquisire la forza necessaria a iniziare un percorso di uscita dalla violenza, oltre che di rispetto e tutela della privacy delle donne, tutti elementi che riflettono i presupposti della metodologia adottata dai centri del Coordinamento.
La campagna sarà divulgata attraverso canali di diffusione variegati: locandine sugli autobus (Tper di Bologna e Tep di Parma), appendini nei treni regionali Tper, manifesti nelle pensiline degli autobus, un video nelle biglietterie Tper e sui social media, una campagna Adv su Facebook, locandine in uffici pubblici, anagrafi, consultori, plessi scolastici di tutti i territori coinvolti e 130mila segnalibri diffusi in biblioteche universitarie e comunali. Questi ultimi, per rendere la campagna accessibile anche alle donne migranti domiciliate nel territorio regionale, sono stati realizzati anche in differenti versioni con traduzione in inglese, francese, spagnolo, rumeno, albanese, russo, arabo e urdu, grazie al contributo volontario di Ledi, Parashiva, Khadija, Maryam, Natalia, Silvia Silvestrini ed Eleonora Bevilacqua.
La campagna verrà diffusa in modo capillare in tutto il territorio regionale dell’Emilia-Romagna, coinvolgendo, oltre ai centri urbani di appartenenza dei centri antiviolenza componenti il Coordinamento, 6 comuni dell’aerea del Basso Ferrarese (Comacchio, Codigoro, Mesola, Goro, Lagosanto e Berra), 6 comuni montani (Borgo Tossignano, Castel del Rio, Monte San Pietro, Pavullo nel Frignano, Riolo Terme e Castel Novo Ne’ Monti) e alcuni comuni montani in provincia di Parma, per raggiungere le donne anche in contesti più periferici e isolati.
Il progetto “Donne al centro” arriva in un momento politico critico per i temi delle pari opportunità e della violenza sulle donne: nessun piano di contrasto concreto da parte del governo, ma segnali pericolosi quali il ddl Pillon, che minaccia l’autonomia delle donne e rende più difficile il percorso di uscita dalla violenza alle donne che la subiscono. I dati raccolti dal Coordinamento continuano a dimostrare l’ampiezza del fenomeno della violenza sulle donne in Emilia-Romagna.
Le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza del Coordinamento regionale fra il 1° gennaio e il 31 ottobre 2018 sono state complessivamente 3629. Le donne nuove, cioè coloro che si sono rivolte per la prima volta ad un centro antiviolenza del Coordinamento, per chiedere aiuto a causa delle violenze subite, sono state complessivamente 2477, pari al 75,8%; 790 donne – il 24,2% – sono invece in percorso da anni precedenti.
Fra le donne nuove, vittime di violenza, 837, pari al 34,9%, proviene da altri paesi; 1560 donne, pari al 65,1%, sono invece donne italiane. Si tratta in larga maggioranza di donne con figli/e (il 74,6%, 1687 donne), che subiscono violenza da partner o ex partner. Fra i bisogni che esprimono nel momento in cui contattano il centro vi è innanzitutto la richiesta di informazioni e il bisogno di parlare della propria situazione (bisogni espressi da più della metà delle donne accolte) e consulenza legale (il 21,3%); circa il 10%, 270 donne, arriva al centro antiviolenza in una situazione di emergenza abitativa o altra emergenza dovuta alla violenza.
Il 63,6% di coloro che si sono rivolte ad un centro antiviolenza del Coordinamento, 1575 donne, ha subito violenze fisiche; il 35,8%, 887 donne, ha subito violenze economiche; il 12,9%, 319 donne, ha subito violenze sessuali; l’88,9%, pari a 2203 donne, ha subito violenze psicologiche. A ottobre 2018, le donne ospitate nelle strutture in dotazione dei centri antiviolenza del Coordinamento regionale sono state 273, il 69,9% con i propri figli/e. 190 donne ospitate sono state accompagnate da 293 figli/e. Complessivamente le donne e i minori ospitati sono stati 566. Confrontando questi dati con quelli del 2015, considerando quindi un arco di tempo di tre anni, emerge un dato di rilievo: un aumento significativo sia delle donne accolte che delle donne ospitate.
Le donne nuove vittime di violenza accolte nel 2015 sono state 1999; considerando gli stessi centri, le donne nuove accolte dai centri del Coordinamento regionale nel 2018 sono state 2321. Si è verificato quindi un aumento di 322 donne, pari al 16,1%. Confrontando il numero delle donne e dei figli/e ospitati la differenza è ancora più consistente: nel 2015 le donne e i figli/e ospitati sono stati infatti complessivamente 355; nel 2018 come abbiamo visto 566. Si tratta quindi di un aumento di 211 unità, pari al 59,4%. Questi dati, in particolare quelli relativi all’ospitalità, danno conto dell’esistenza di una domanda di aiuto ben più consistente di quella che trova risposta nelle risorse disponibili. Non appena queste aumentano, aumenta infatti anche la richiesta delle donne sia di ospitalità che di accoglienza.
Indirettamente essi attestano anche l’importanza degli investimenti finanziari che hanno fatto seguito all’approvazione del Piano nazionale contro la violenza maschile contro le donne e dei Piani regionali e la necessità di continuare ad andare avanti in questa direzione, potenziando sempre di più il lavoro dei centri antiviolenza e le risorse da destinare alle donne che subiscono violenza. Sono risultati che solo la determinazione infaticabile di chi opera da anni a fianco delle donne che subiscono violenza, all’interno dei centri che si riconoscono nel movimento politico delle donne, ha reso possibile.